Ora del Mondo 2020-2024
*Maggio 2020 - L'Ora del Mondo
Presiede Sua Eminenza Cardinale Crescenzio Sepe - Arcivescovo Metropolita di Napoli Presidente della Conferenza Episcopale Campana
*Saluto all’Em.mo Cardinale Crescenzio Sepe
Eminenza Reverendissima, grazie per aver accettato di presiedere la Celebrazione Eucaristica e la recita della Supplica, in questo giorno solennissimo. Vostra Eminenza, in quanto Presidente della Conferenza Episcopale Campana, ci rende presente tutti i fedeli della nostra regione, legatissimi alla Madonna di Pompei. Lei stesso, come tutti ben sappiamo, è molto devoto alla Madre di Dio: è proverbiale il suo saluto, ripreso anche da Papa Francesco, "A’ Maronna v’accumpagna!".
Lo stesso Papa Francesco, che ha un cuore tutto mariano, ha voluto farsi presente alla nostra celebrazione, con questo saluto rivolto l’altro ieri, durante l’udienza del mercoledì: «Dopo domani, venerdì 8 maggio, al Santuario di Pompei si eleverà l’intensa preghiera della "Supplica alla Madonna del Rosario". Esorto tutti ad unirsi spiritualmente a questo popolare atto di fede e di devozione, affinché per intercessione della Vergine Santa, il Signore conceda misericordia e pace alla Chiesa e al mondo intero». Ringraziamo di vero cuore il Papa e Gli assicuriamo preghiere, non solo in questa celebrazione, ma tutti i giorni!
Per la prima volta, in 137 anni, a causa della pandemia che ha colpito tutto il mondo, ci ritroviamo nel santuario vuoto, senza le migliaia di persone che ogni anno, in questo giorno e nella prima domenica di ottobre, giungono da ogni parte d’Italia e del mondo, molte volte anche percorrendo decine di chilometri a piedi. Saluto in modo speciale tutti e ciascuno, collegati con noi attraverso la televisione, e vi assicuro che, anche da lontano, siete presentissimi, oggi, qui, davanti alla nostra Veneratissima Icona! La Chiesa, a cominciare dal Papa, è in prima linea in questa emergenza.
Lei stesso, Eminenza, ha portato all’Ospedale Cotugno i ventilatori polmonari donati da Papa Francesco e si è fatto personalmente promotore di svariate iniziative caritatevoli, non ultima la casa per i senza dimora. Anche il Santuario di Pompei, da sempre al servizio dei fratelli più bisognosi, ha proseguito nel proprio impegno di carità, nel rispetto delle norme. I nostri Centri Diurni, affidati alla Suore Domenicane Figlie del Santo Rosario di Pompei e ai Fratelli delle Scuole Cristiane, pur non potendo più ospitare le centinaia di ragazzi e ragazze, mantengono vivi i rapporti con loro, ispirando fiducia e speranza, senza menzionare il dono di beni di prima necessità per un sostentamento anche economico. La Mensa dei Poveri, intitolata a Papa Francesco e gestita dall’Ordine di Malta, non ha mancato di fornire ai suoi assistiti pacchi viveri e nei prossimi giorni inizierà la consegna del cibo da asporto. La carità non si ferma!
E anche nell’emergenza la vita ci fa doni inaspettati. Come la bimba, di appena tre giorni, che è stata affidata l’8 marzo a una delle nostre case famiglia presenti nel Centro per il Bambino e la Famiglia "Giovanni Paolo II", all’inizio dell’emergenza. L’abbiamo accolta come una carezza della Madonna! Sta bene e cresce con gli altri bambini, come in una vera famiglia.
In questo lungo periodo di lontananza fisica dal santuario, il legame con gli innumerevoli devoti della Vergine di Pompei, presenti in Italia e nel mondo, non si è mai spezzato, ma è stato nutrito dalla corrispondenza, dalle celebrazioni in streaming e da quelle trasmesse in tv, come stamattina, grazie a Canale 21, che da circa trent’anni è accanto al Santuario di Pompei, e a TV2000, l’emittente dalla Conferenza Episcopale Italiana. La preghiera, che da sempre nutre il rapporto con Dio, in questi giorni difficili, è diventata conforto ed espressione della nostra speranza, perché l’emergenza si concluda presto e si ponga fine alle sofferenze di chi è stato colpito. Al termine di questa celebrazione, Lei stesso, Eminenza, ci guiderà nella recita della Supplica, la famosa preghiera, composta dal fondatore di Pompei, il Beato Bartolo Longo, nel 1883. È un testo di grande attualità, soprattutto in questo periodo di emergenza, perché racchiude tutti i dolori e le speranze della famiglia umana. Grazie di cuore, Eminenza, per la sua presenza!
+ Tommaso Caputo
Arcivescovo Prelato e Delegato Pontificio
Omelia di S. Em. Cardinale Crescenzio Sepe Arcivescovo Metropolita di Napoli Presidente della Conferenza Episcopale Campana
Cari fratelli e sorelle, saluto e abbraccio tutti Voi che siete collegati con questa Basilica, attraverso le emittenti televisive TV2000 e Canale 21, per partecipare spiritualmente alla Supplica che, annualmente, si svolge nel mese di maggio, in onore della Beata Vergine del Rosario di Pompei.
Lasciatemi esprimere prima di tutto la mia grande emozione e il grazie, per trovarmi qui, oggi, all’Altare della Beata Vergine del Rosario per celebrare l’Eucaristia e guidare, al termine, la preghiera della Supplica, composta dal Beato Bartolo Longo. Ringrazio il caro Arcivescovo Prelato, Mons. Tommaso Caputo, che ha voluto invitarmi in questa speciale circostanza.
Pompei è la casa di Maria. Questa casa, oggi, per le note ragioni è vuota di folla ma piena, anzi strapiena, invasa in ogni angolo dal calore di una fede forgiata come non mai da una sofferenza imprevedibile e sconosciuta. Siamo sotto il manto di Maria, nel quale noi oggi deponiamo, tutte insieme, le nostre paure e le nostre speranze.
La casa di Maria è casa di Cristo, perché nella casa di Maria si parla di Cristo. E la parola qui, in questo Santuario, non è altro che preghiera. Così come la fede, che qui, ha per linguaggio le Opere, e per materia prima la carità, che ha portato il beato Bartolo Longo, un laico, a sfidare le epidemie del suo tempo. Con gli occhi e il cuore di Maria, Pompei, grazie allo zelo e all’audacia apostolica del suo fondatore, non ha conosciuto per sé la sventura dell’indifferenza e delle braccia conserte di fronte alle povertà che l’attraversavano.
Ma oggi dobbiamo affrontare una sfida più amara e difficile. L’epidemia, anzi la pandemia, di cui parliamo non è più una metafora, bensì un nemico reale e spietato che ha colpito tra i più indifesi, seminando lutti in tutto il mondo e falcidiando in particolare la generazione degli anziani, portandosi cosi via un insostituibile patrimonio di esperienza e di memorie. E con gli anziani, una lunga scia di medici e operatori sanitari, uomini e donne di prima linea che, con vero eroismo fino al sacrificio della loro vita, si sono presi cura dei contagiati.
Ma come non ricordare i nostri sacerdoti, testimoni di una chiesa che può assoggettarsi a una distanza tecnica, ma che fa della affettiva vicinanza il principale segno della sua capacità di amare. In questo tempo di emergenza abbiamo bisogno di ritrovare più a fondo noi stessi. Ci siamo scoperti fragili e abbiamo visto cadere dalle nostre mani le armi fasulle delle nostre illusioni, quelle affilate dal nostro orgoglio e dalla nostra superbia.
Di fronte a questa nuova e più impegnativa sfida, abbiamo bisogno di armi vere, e soprattutto delle armi giuste, perché se il nemico del momento è invisibile, ciò che ci aspetta è invece una battaglia a viso aperto, senza tatticismi e infingimenti. Il coronavirus ha condotto e continua a condurre la sua tragica battaglia puntando al bersaglio grosso non solo della vita, ma di uno sconvolgimento sociale che può portare al caos più totale. A noi è chiesto, più che mai, di essere parte di questa sfida epocale.
La scuola di preghiera e la cattedra del Rosario
E allora ecco che i nostri passi non potevano che dirigersi verso il porto sicuro della casa di Maria, e abitarla da figli, sapendo che tra le sue mura c’è tutto quel che serve. E che tutto è a portata di cuore. Ci porta ai piedi della Vergine del Rosario anche l’esortazione di Papa Francesco che, in una Lettera indirizzata a tutti i fedeli, ha invitato a riscoprire "la bellezza di pregare il Rosario, a casa nel mese di Maggio", il mese dedicato a Maria. E’ questo il motivo del nostro essere qui, di questo breve e così intenso pellegrinaggio spirituale alla casa di Maria. Questa è la casa, ma anche la scuola di preghiera, di cui il Rosario è "cattedra" umile che porta lontano. "Catena dolce che rannoda a Dio", così la preghiera mariana è definita nella Supplica che tra poco reciteremo.
Ogni preghiera va al di là del tempo, ma il Rosario parla a giorni come questi con la sua voce tenera e accorata che esprime insieme dolore e speranza, angoscia e attese. È la preghiera ordinaria dei tempi difficili, e dunque è parte di questo tempo di emergenza in cui, per una condizione così largamente condivisa, prende forma, l’immagine di una famiglia umana. È il Rosario stesso a richiamare, con forza, l’immagine della famiglia. Tanto più in questa nostra terra dove il Rosario è stato, e largamente continua ad essere, di casa, proprio come Pompei, faro autentico e riconosciuto della spiritualità della nostra regione.
Ma siamo qui, oggi, nel luogo e nel posto giusto anche per rinnovare il nostro impegno, e quello di tutta la chiesa campana, per una solidarietà senza riserve e senza risparmio: a piene mani e vorrei dire soprattutto a pieno cuore: perché è questo il tempo in cui la chiesa si sente compromessa. Questa emergenza ci pone non solo davanti a tempi difficili, ma anche a domande inquietanti, alle quali non è più possibile negare risposte. Cari fedeli, nel giorno solenne della Supplica di maggio, non possiamo che chiedere alla Vergine del Rosario di illuminarci lungo questo difficile cammino, affidando al suo cuore di Madre le nostre famiglie, i nostri giovani, inostri malati, il nostro lavoro. Dio Vi benedica e ‘A Maronna V’accumpagna!
(Venerdì 8 maggio 2020)
Dalla Redazione
Per la prima volta dopo 137 anni, la Supplica dell’8 maggio senza "concorso di popolo".
L’affidamento alla Madonna
Alla scuola del Rosario una carità senza riserve la sfida di Pompei e della Chiesa campana nel tempo difficile della pandemia
L’8 maggio non si era davvero mai vista una Pompei così, senza la folla consueta che accorreva, con ogni mezzo, tante volte a piedi dopo aver percorso migliaia di chilometri, fino al Santuario della Beata Vergine del Santo Rosario. La pandemia, provocata da un virus arrivato come una prova improvvisa e misteriosa, ha costretto all’assunzione di misure sanitarie finalizzate a contrastare il diffondersi di una malattia subdola. Ma, anche in un contesto storico così difficile, Pompei resta città della speranza.
Le porte del Tempio, cui guardano i fedeli di tutto il mondo, restano chiuse, le navate sono vuote come non era mai accaduto da 137 anni, ma la celebrazione "senza concorso di popolo", presieduta dal Cardinale Crescenzio Sepe, Arcivescovo di Napoli e Presidente della Conferenza Episcopale Campana, e concelebrata dall’Arcivescovo di Pompei, Monsignor Tommaso Caputo, è seguita da milioni di persone attraverso la trasmissione di Tv2000, l’emittente televisiva della Cei, e di Canale 21, che da decenni manda in onda la diretta del rito della Supplica (a cui si è collegata anche Maria Vision, un’emittente televisiva messicana). A migliaia poi scelgono di seguire la celebrazione della Messa e la recita della preghiera attraverso la pagina Facebook ufficiale del Santuario, che ha superato le 7 mila visualizzazioni, e dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della Cei.
Tanti altri ancora ascoltano le frequenze di inBluradio e di Radio Mater. Non si può essere fisicamente presenti, ma le mura del Santuario quasi si allargano e si estendono fino ad abbracciare le case dei devoti di tutta l’Italia, dell’Europa, del mondo. Tutti presenti a Pompei in unione spirituale, accogliendo l’invito che Papa Francesco ha rivolto nell’udienza generale del 6 maggio scorso «Esorto tutti – ha detto il Santo Padre riferendosi proprio alla Supplica – ad unirsi spiritualmente a questo popolare atto di fede e di devozione, affinché per intercessione della Vergine Santa, il Signore conceda misericordia e pace alla Chiesa e al mondo intero». La speranza di cui Pompei è simbolo trova la sua forza nella Madonna del Rosario. «Pompei – ha detto il Cardinale Sepe – è la casa di Maria. Questa casa, oggi, per le note ragioni, è vuota di folla ma piena, anzi strapiena, invasa in ogni angolo dal calore di una fede forgiata come non mai da una sofferenza imprevedibile e sconosciuta. Siamo sotto il manto di Maria, nel quale noi oggi deponiamo, tutte insieme, le nostre paure e le nostre speranze. La casa di Maria è casa di Cristo, perché nella casa di Maria si parla di Cristo. E la parola qui, in questo Santuario, non è altro che preghiera. Così come la fede, che qui, ha per linguaggio le Opere, e per materia prima la carità, che ha portato il beato Bartolo Longo, un laico, a sfidare le epidemie del suo tempo». Certo viviamo un momento difficile della storia dell’umanità, in cui vengono meno «le armi fasulle delle nostre illusioni, quelle affilate dal nostro orgoglio e dalla nostra superbia» e in cui è essenziale dotarsi di «armi vere, e soprattutto delle armi giuste». «Dobbiamo – ha detto il Presidente dei vescovi campani – affrontare una sfida più amara e difficile.
L’epidemia, anzi la pandemia, di cui parliamo, non è più una metafora, bensì un nemico reale e spietato che ha colpito i più indifesi, seminando lutti in tutto il mondo e falcidiando in particolare la generazione degli anziani, portandosi cosi via un insostituibile patrimonio di esperienza e di memorie. E con gli anziani, una lunga scia di medici e operatori sanitari, uomini e donne di prima linea che, con vero eroismo fino al sacrificio della loro vita, si sono presi cura dei contagiati. Ma come non ricordare i nostri sacerdoti, testimoni di una chiesa che può assoggettarsi a una distanza tecnica, ma che fa della effettiva vicinanza il principale segno della sua capacità di amare».
Il Santuario di Pompei, casa della Madonna, è definito dal Cardinale «scuola di preghiera e cattedra del Rosario» ed è proprio da questo radicamento nella fede e nel dialogo continuo con Dio, attraverso Maria, che nasce l’esigenza di amare l’altro in modo concreto, soprattutto soccorrendo i più deboli. È l’impegno del Santuario, ma anche di tutte le diocesi campane. «Siamo qui, oggi – ha detto ancora il Cardinale Sepe – nel luogo e nel posto giusto anche per rinnovare il nostro impegno, e quello di tutta la chiesa campana, per una solidarietà senza riserve e senza risparmio. A piene mani e vorrei dire soprattutto a pieno cuore perché è questo il tempo in cui la chiesa si sente compromessa. Questa emergenza ci pone non solo davanti a tempi difficili, ma anche a domande inquietanti, alle quali non è più possibile negare risposte». E sul tema della solidarietà e del ruolo, anche sociale, del Santuario e della Chiesa, si è soffermato anche Monsignor Tommaso Caputo, Prelato di Pompei. «Anche il Santuario di Pompei – ha spiegato – da sempre al servizio dei fratelli più bisognosi, ha proseguito nel proprio impegno di carità, nel rispetto delle norme.
I nostri Centri Diurni, affidati alle Suore Domenicane Figlie del Santo Rosario di Pompei e ai Fratelli delle Scuole Cristiane, pur non potendo più ospitare le centinaia di ragazzi e ragazze, mantengono vivi i rapporti con loro, ispirando fiducia e speranza, senza menzionare il dono di beni di prima necessità per un sostentamento anche economico. La Mensa dei Poveri, intitolata a Papa Francesco e gestita dall’Ordine di Malta, non ha mancato di fornire ai suoi assistiti pacchi viveri e nei prossimi giorni inizierà la consegna del cibo da asporto. E anche nell’emergenza la vita ci fa doni inaspettati. Come la bimba, di appena tre giorni, che è stata affidata l’8 marzo a una delle nostre cinque case famiglia presenti nel Centro per il Bambino e la Famiglia "Giovanni Paolo II", all’inizio dell’emergenza. L’abbiamo accolta come una carezza della Madonna! Sta bene e cresce con gli altri bambini, come in una vera famiglia». E così proseguono le attività di "Casa Emanuel", della "Comunità Incontro", centro per il recupero dei tossicodipendenti, e del Centro di Aiuto alla vita.
Ed è grande l’impegno del Consultorio familiare diocesano e della Confraternita di misericordia. «La carità non si ferma!», ha concluso.
La preghiera con il cuore dei figli
L’intervista di Tiziana Campisi di Vatican News all’Arcivescovo di Pompei, Mons. Tommaso Caputo, che spiega il valore della Supplica, vissuta nel tempo della prova.
Quest’anno alla Madonna di Pompei si è affidata l’intera umanità provata dalla pandemia di Covid-19. Con quale atteggiamento porsi in preghiera?
È bello pregare con il cuore dei figli che si rivolgono alla loro mamma. Siamo davvero bisognosi di tutto e tutto dobbiamo chiedere al Signore, sapendo di avere un’avvocata in Cielo. Ricordiamo sempre l’episodio delle Nozze di Cana, il primo miracolo di Gesù. Maria, riferendosi agli sposi, dice a suo Figlio: Non hanno vino. E Gesù le risponde: Donna, che vuoi da me? Non e ancora giunta la mia ora. Pero poi fa quanto sua Madre gli ha chiesto. Pensiamo quanto grande sia Maria, quanto potente sia la sua intercessione. E a lei che dobbiamo chiedere, chiedere, chiedere. Con la Supplica noi facciamo proprio questo. E lo facciamo tutti insieme. La Supplica, nata dall’ispirazione del Beato Bartolo Longo, che la scrisse nel 1883, e una preghiera corale. Nel "Padre nostro" ci rivolgiamo a Dio non come singoli, ma con gli altri, cosi facciamo nella Supplica. Volgi, o Maria, il tuo sguardo pietoso su di noi. diciamo tra l’altro. Su noi tutti, non solo su noi stessi. L’atteggiamento con cui porsi in preghiera e quello dei fratelli.
Il Papa non manca mai di esortare alla recita del Rosario, alle devozioni mariane e continuamente invita a chiedere l’intercessione di Maria. Come leggere questi richiami?
Francesco e Papa dal cuore tutto mariano. E innamorato della Madonna e lo si vede da ogni suo gesto. Il Santo Padre ci ricorda che il Rosario e la preghiera degli umili e dei santi. Col Rosario preghiamo la Madre, che ci accompagna al Figlio, il nostro Salvatore che, nel Rosario, contempliamo con i suoi occhi. E la catena dolce che ci rannoda a Dio e ci fa fratelli, come diciamo proprio nella Supplica. Insieme, col Rosario, sentiamo la presenza di Dio, qui e ora, in questo momento della storia che sembra sovrastarci e inchiodarci ai nostri limiti. Il Rosario e la preghiera che, più di tutte le altre, porta impressa la memoria dei tempi difficili della storia. Negli ultimi mesi, sulla pagina Facebook del Santuario, è stata lanciata la proposta della "Staffetta del Rosario". Un’idea semplice: recitare il Rosario a turno, dalle 7 alle 22. Ognuno poteva e può scegliere l’orario in cui pregare cosi da formare una lunga catena di preghiera di ben quindici ore. Non riusciamo più a contare le persone che hanno aderito con gioia, molti anche da tanti paesi stranieri. Se alla Madonna dobbiamo rivolgerci sempre, dobbiamo farlo ancora di più oggi, in questo tempo così difficile per tutta l’umanità.
La Supplica alla Vergine del Rosario rispecchia proprio la realtà che stiamo vivendo. Nelle parole di Bartolo Longo ci sono in effetti quegli affanni e travagli che ci stanno amareggiando, i pericoli nell’anima e nel corpo cui siamo esposti, le calamità e le afflizioni che temiamo; davvero questa preghiera continua ad essere attuale.
Ne "Le confessioni", Sant’Agostino prega con parole meravigliose, ispirate, piene di verità: Ci hai fatti per Te e inquieto e il nostro cuore finché non riposa in Te. L’umanità avrà sempre bisogno di Dio. Questa vita ha i suoi affanni e travagli. Non c’è, nella storia dell’umanità o anche nelle vicende personali dei singoli, un momento in cui si sia davvero liberi da ogni preoccupazione. Credere, pregare con la Supplica alla Vergine del Rosario di Pompei, avere fede, non sono talismani che ci proteggono da tutto, da un virus o da un evento che sconvolge la nostra esistenza. Credere in Dio, pero, sostiene la nostra vita. La Supplica e intrisa di fede, ne e imbevuta. Non eviteremo amarezze e difficoltà, ma non avremo paura quando, nel cuore, abbiamo la certezza che il Padre e con noi, ci cammina accanto. E Maria e presente con Lui. Nel Salmo 22 preghiamo cosi: Se dovessi camminare in una valle oscura, non temerei alcun male, perché tu sei con me. Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza.
La Chiesa di Pompei come sta affrontando questo particolare momento difficile?
Il Santuario di Pompei e edificato su pietre saldissime: la fede e la carità. Da un lato, anche nei giorni del lockdown, con i mezzi di comunicazione sociale, abbiamo "allargato" le porte della Basilica perchè chiunque, anche da casa propria, potesse partecipare alle celebrazioni e alle preghiere, pur non potendo essere fisicamente presente a Pompei. Dall’altro abbiamo continuato a portare avanti le Opere di carità, ancora di più in questi mesi quando l’emergenza sanitaria e diventata anche crisi economica. Le preghiere, innanzitutto il Rosario e la Novena d’impetrazione di Bartolo Longo, cosi come le celebrazioni Eucaristiche sono state proposte in streaming sulla pagina Facebook del Santuario e sono riprese dai media regionali e nazionali. In citta, inoltre, le parrocchie hanno continuato e continuano a rimanere vicine alle famiglie proponendo iniziative di gruppi ecclesiali, l’impegno nella formazione catechetica e nel garantire a tutti la vicinanza. E si prega, si prega tanto.
Le opere di carità del Santuario di Pompei non si sono fermate, pur se le avete riorganizzate nel rispetto delle misure restrittive disposte dal governo per evitare la diffusione del coronavirus. Come le avete adattate?
Le Opere di Carità del Santuario di Pompei non si sono mai fermate. La carità del Santuario mariano ha accresciuto anzi il suo impegno. Una carità e una solidarietà che, pur nel rispetto delle restrizioni emanate dal Governo, hanno raggiunto chi e nel bisogno con tutele ed aiuti dal punto di vista affettivo, economico, sociale. Ognuna delle sedici Opere sociali del Santuario mariano ha cosi pensato ulteriori modi, oltre a quelli ordinari, per continuare ad essere vicina a chi e nel bisogno. I Centri educativi "Beata Vergine del Rosario", affidato alle Domenicane Figlie del Santo Rosario di Pompei, e "Bartolo Longo", gestito dai Fratelli delle Scuole Cristiane, continuano ad essere punto di riferimento per i bambini e i ragazzi accolti e per le loro famiglie, ora più che mai in difficolta, e ciò viene fatto non soltanto con la distribuzione alle famiglie dei nostri ragazzi di beni di prima necessita. Ciò che riempie di gioia e anche il forte legame che i nostri ragazzi hanno con i religiosi, le religiose e gli educatori che quotidianamente si occupano di loro. Non passa giorno in cui non si sentano con telefonate, messaggi e videochiamate. Molti hanno anche inviato lettere e foto raccontando come stanno trascorrendo questo tempo di quarantena: sono legami che vanno oltre le distanze, le lontananze forzate. Noi tutti sentiamo il dovere di essere vicini a questi ragazzi e alle loro famiglie che l’emergenza sanitaria sta mettendo in seria difficoltà, acuendo situazioni sociali già estremamente difficili. Al di là del cibo e altri beni necessari, non viene trascurato il nutrimento affettivo e relazionale, di cui tutti abbiamo bisogno. Anche la Mensa dei Poveri "Papa Francesco", gestita dall’Ordine di Malta, ha continuato regolarmente ad offrire viveri agli ospiti presso un supermercato convenzionato. E non si sono fermate neanche le nostre sei case famiglia. La casa Emanuel, all’interno dell’area del Santuario accoglie mamme in difficoltà e i loro bambini. Le cinque case famiglia del Centro per il Bambino e la Famiglia "Giovanni Paolo II" continuano ad operare regolarmente; sono presenti neonati, bambini, disabili, mamme con i loro figli, anziani. Anche nella fattoria della "Comunità Incontro", dedicata al recupero degli ex tossicodipendenti, proseguono le attività ordinarie. Il Santuario della carità – come il Beato Bartolo Longo definiva le Opere sociali di Pompei – continua, dunque, in questo difficile periodo a donare con generosità ascolto e amore ai bisogni dell’altro, secondo l’esempio del proprio fondatore e gli insegnamenti del Vangelo.
C’è una storia particolare che l’ha particolarmente colpita?
Si, ed e sicuramente quella di Maria (il nome e di fantasia, ndr). Maria e una bimba di pochi giorni che, dopo essere stata abbandonata dalla mamma, e stata affidata alla Casa "Oasi Vergine del Sorriso", guidata dai coniugi Roberta e Alfredo, della Fraternità di Emmaus. L’8 marzo, in piena emergenza sanitaria, Maria e giunta nella casa della Madonna di Pompei. E stata la Procura ad affidarla, con un’autorizzazione speciale, in quanto, in Casa famiglia, era già stato superato il numero di bambini massimo da poter avere in affido. L’eccezione nasce dal fatto che Maria e la sorellina di un bambino accolto nella stessa casa. Insomma un’emergenza nell’emergenza, che ci ha donato grande speranza: una carezza della Madonna.
*"Ottobre 2020" L'Ora del Mondo
Presiede dal Cardinale Fernando Filoni, Gran Maestro dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme
Volgi, o Maria, il tuo sguardo si di noi
Milioni di voci, unite in ogni parte del mondo, chiedono alla Madonna d’intercedere per la fine della pandemia e la pace. Mai come quest’anno, nella tempesta della pandemia, la Supplica, guidata dal Cardinale Fernando Filoni, è accorata e partecipe.
Papa Francesco, che il 3 ottobre ha firmato ad Assisi la sua terza enciclica, intitolata "Fratelli tutti", si unisce spiritualmente ai fedeli che, nel rispetto rigoroso delle norme sanitarie, sono in Piazza Bartolo Longo per il tradizionale appuntamento della prima domenica d’ottobre
«Ci rivolgiamo ora a Maria Santissima spiritualmente uniti ai fedeli radunati nel Santuario di Pompei per la Supplica, e nel mese di ottobre rinnoviamo l’impegno di pregare il Santo Rosario».
Papa Francesco
Angelus - Domenica 4 ottobre
Ha bisogno di speranza il mondo impaurito che si è ritrovato nel pieno di una tempesta, una pandemia che non ha risparmiato alcun popolo, un’emergenza sanitaria presto diventata una crisi anche di carattere economico. È per questo che, per certi versi, la Supplica della prima domenica di ottobre è ancora più vibrante, sentita, coinvolta.
La preghiera d’invocazione, composta dal Beato Bartolo Longo nel 1883, ha accompagnato da allora la storia dell’uomo. Alla Beata Vergine del Santo Rosario il popolo di Dio si è rivolto nella miseria di fine Ottocento, nei grandi conflitti della Prima e Seconda Guerra mondiale, nei momenti più bui della vicenda umana.
È sempre la Madonna l’ultimo baluardo, colei che, nelle litanie lauretane del Rosario, è chiamata anche Torre d’Avorio. Con quanta forza, il 4 ottobre, nella Supplica di quest’anno, presieduta dal Cardinale Fernando Filoni, Gran Maestro dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, i devoti hanno rinnovato l’affidamento a Maria, invocata tra l’altro all’alba di ogni giorno del mese del Rosario con il tradizionale rito del "Buongiorno a Maria" che, grazie alle telecamere di Tv2000, è stato condiviso da un numero straordinario di persone. Ogni verso della preghiera è sembrato ancora più potente in questo nostro tempo: «Ti prenda compassione degli affanni e dei travagli che amareggiano la nostra vita. Vedi, o Madre, quanti pericoli nell’anima e nel corpo, quante calamità ed afflizioni ci costringono».
Ci costringono calamità e afflizioni, ma Pompei è ancora più costretta, gioiosamente costretta, ad avere ed essere speranza per il mondo intero. E la Supplica di quest’anno lo ha dimostrato, ancora una volta. Certo, fino a gennaio scorso, chi avrebbe mai immaginato celebrazione solo grazie al rispetto di norme sanitarie rigorose? Chi avrebbe potuto immaginare celebranti e fedeli con le mascherine calate su naso e bocca, attenti a rispettare il distanziamento di più d’un metro dal vicino di posto e a igienizzare le mani, con le forze dell’ordine e i volontari impeccabili nel far rispettare ogni norma. La difesa della vita, nella sua sacralità, è una priorità assoluta.
Ancora di più lo è la tutela della vita più fragile. Bartolo Longo, nel suo libro "Per la educazione morale e civile dei figli dei carcerati", spiegava di voler educare i ragazzi a diventare «buoni cittadini e buoni cristiani». E a richiamare ancora di più l’attenzione sulla delicatezza del momento è stata la triste notizia, appresa poco prima dell’inizio della celebrazione, della scomparsa di Monsignor Giovanni D’Alise, il Vescovo di Caserta che quattro giorni prima, colpito da Coronavirus, era stato ricoverato in ospedale. Era un amico del Santuario, teneramente devoto alla Madonna di Pompei, e, nel corso della celebrazione, si è pregato per lui così come per le centinaia di migliaia di morti causati da un virus, che ha fatto irruzione nella storia dell’umanità e della Chiesa come una prova misteriosa. Maria è sempre colei alla quale guardare perché, nella sua vita, non le fu risparmiata la sofferenza più atroce. «Venire a Pompei – ha spiegato il Cardinale Filoni nell’omelia, che pubblichiamo integralmente – significa venire a una scuola, quella di Maria dove si apprende che cos’è la fede, si impara a pregare e a dilatare il cuore nella carità». Il porporato, che il 3 ottobre ha fatto visita alle case famiglia del Centro "Giovanni Paolo II" del Santuario, ha spiegato di essere «rimasto favorevolmente sorpreso di vedere come, attorno a questo Santuario, albero sotto cui tanti vengono a trovare rifugio, ci siano così splendidi fiori». È quella carità che accomuna il Beato Bartolo Longo a San Francesco d’Assisi.
Quest’anno la Supplica è ricorsa proprio il 4 di ottobre, festa del Poverello d’Assisi. E in proposito l’Arcivescovo di Pompei, Monsignor Tommaso Caputo, nel saluto al celebrante, ha voluto ricordare le parole pronunciate dal suo venerato predecessore, il Servo di Dio Francesco Saverio Toppi, Arcivescovo di Pompei dal 1990 al 2001: «Bartolo Longo additava in Francesco la figura della Carità, della fratellanza universale e della pace. Quanto si proponeva con le Opere caritative, era un ideale che gli veniva ispirato in modo particolare dalla spiritualità francescana. Questa si armonizzava in lui a meraviglia con la spiritualità domenicana in una sintesi perfetta e operosa».
Ai fedeli che hanno raggiunto la Città mariana, tra i quali molti diversamente abili che hanno seguito il rito nei posti riservati all’interno della Basilica, si sono uniti centinaia di migliaia di devoti che hanno partecipato, in unione spirituale, dalle loro case seguendo la diretta su Canale 21 e Tv2000. (Autore: Giuseppe Pecorelli)
Le parole dell’Arcivescovo di Pompei
La preghiera che ci fa tutti fratelli
«Bartolo Longo additava in Francesco la figura della Carità, della fratellanza universale e della pace. Quanto si proponeva con le Opere caritative, era un ideale che gli veniva ispirato in modo particolare dalla spiritualità francescana».
Il Servo di Dio
Francesco Saverio Toppi
Eminenza Reverendissima, benvenuto a Pompei!
È con grande gioia che l’accogliamo qui, nella Casa di Maria, ringraziandola di cuore per aver accettato di presiedere questa solenne liturgia. Lei è di casa a Pompei, non solo perché ha già presieduto questi riti nel 2007, così come la Messa per il Pellegrinaggio delle Famiglie per la Famiglia lo scorso anno. Le sue origini pugliesi rimandano immediatamente al nostro Fondatore, il Beato Bartolo Longo, al quale la unisce anche l’appartenenza all’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Ci ritroviamo oggi, prima domenica di ottobre, per la celebrazione della Santa Eucaristia e la recita della Supplica, preghiera composta dal nostro Beato nel 1883, in risposta alla prima enciclica sul Rosario di Papa Leone XIII. È una preghiera corale, che contiene in sé le domande e le richieste degli uomini e delle donne di ogni tempo. È una preghiera che unisce, al di là delle distanze, stiamo faticosamente vivendo. Durante il lockdown, la preghiera della Supplica, irradiata dai canali social del nostro santuario, ha legato in un’unica catena d’amore milioni di devoti della Vergine di Pompei sparsi in tutto il mondo. Ci ha fatto sentire davvero tutti fratelli, così come ci esorta Papa Francesco, del quale oggi ricorre la festa onomastica e che, appena ieri, sulla tomba del Santo di
Assisi, ha firmato l’Enciclica "Fratelli tutti", sulla fraternità e l’amicizia sociale. La felice coincidenza tra la festa di San Francesco e la preghiera solenne della Supplica mette in luce il forte legame tra il nostro Fondatore e il Poverello di Assisi, come scriveva nel 1992 il mio amato predecessore, il Servo di Dio Francesco Saverio Toppi, religioso francescano: «Bartolo Longo additava in Francesco la figura della Carità, della fratellanza universale e della pace. Quanto si proponeva con le Opere caritative, era un ideale che gli veniva ispirato in modo particolare dalla spiritualità francescana. Questa si armonizzava in lui a meraviglia con la spiritualità domenicana in una sintesi perfetta e operosa». Oggi siamo uniti in preghiera. E pregare assieme, nelle comunità come nelle famiglie, è certamente la riscoperta dei credenti di tutto il mondo in occasione della pandemia. Ricordiamo l’audience straordinaria alle Messe di
Papa Francesco da Santa Marta oi numerosissimi partecipanti alla nostra Staffetta del Rosario. Il santo Rosario, fondamento stesso del nostro Santuario, è, allo stesso tempo, preghiera e catechesi, perché meditandone i Misteri ripercorriamo le tappe della vita di Gesù, proponendoci in cuor nostro di riviverli nella nostra stessa esistenza. Bene lo sanno i devoti della Madonna di Pompei, che nonostante le restrizioni sociali per il contenimento dell’emergenza sanitaria, sono presenti qui in piazza, nel rispetto delle regole.
Innumerevoli, poi, sono i fedeli che ci seguono attraverso la tv e i canali social. A tutti loro va il più affettuoso saluto. Assieme alle distinte autorità civili e militari, guidate dal Sindaco di questa città mariana, sono presenti tra noi numerosi pellegrini, alcuni venuti anche dall’estero, rappresentanti delle parrocchie, delle associazioni e dei movimenti ecclesiali, degli Ordini Equestri tutelati dalla Santa Sede. Un posto speciale occupano gli ospiti e i responsabili delle
Opere caritative del Santuario di Pompei, nelle quali prosegue senza sosta, nonostante il Covid e le limitazioni connesse, l’accoglienza degli ultimi e degli emarginati, secondo gli insegnamenti e l’esempio del Beato Bartolo Longo. Durante la celebrazione pregheremo in particolare per Lei, Eminenza carissima, affidando alla Vergine di
Pompei, in primo luogo, il suo ministero sacerdotale ed episcopale. Accolga nuovamente i nostri auguri per il suo 50° di sacerdozio, da poco celebrato. E porteremo all’altare anche la sua missione di Gran Maestro dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di
Gerusalemme. La Terra Santa, culla della nostra fede, è al centro delle preghiere di tutti i cristiani, soprattutto in questo momento di grandi difficoltà. Siamo restati ammirati dall’esempio dei trentamila cavalieri dell’Ordine del Santo Sepolcro, sparsi nel mondo, che hanno subito accolto il Suo appello ed inviato, suo tramite, al
Patriarcato latino di Gerusalemme un generosissimo e concreto sostegno straordinario. La Vergine del Santo Rosario di Pompei, da Lei tanto amata e venerata, la benedica e la protegga sempre! Benvenuto!
✠Tommaso Caputo
Arcivescovo-Prelato e Delegato Pontificio
*L'Omelia del Cardinale Fernando Filoni
L’umanità ferita cerca riparo a Pompei casa della carità alla scuola della Madonna
Cari fratelli e sorelle in Cristo,
Una venerabile tradizione vuole che la prima domenica di ottobre, dopo l’8 maggio, si rinnovi la pia pratica della recita, presso questo Santuario mariano, della Supplica alla Regina del Santo Rosario. È un appuntamento caro alla pietà popolare ed io sono particolarmente lieto di essere qui con voi, tanto più in quest’anno del mio 50° anniversario di vita sacerdotale. Ringrazio l’Arcivescovo per le sue parole di accoglienza ed il Clero per questo invito che mi permette di pregare con voi e di rendere grazie a Colei che fu madre del primo sacerdote, Cristo, e di ogni sacerdote che riceve in dono la missione di rinnovare sacramentalmente la presenza di Gesù nel mondo. C’è sempre un parallelismo adeguato tra Maria che genera Gesù e il sacerdote che genera l’Eucaristia. Venire a Pompei significa venire a una scuola, quella di Maria dove si apprende che cos’è la fede, si impara a pregare e a dilatare il cuore nella carità. Pompei è anche una palestra che ci permette di uscire da una pigrizia spirituale
e da una visione della vita arrotolata su se stessa. Qui il respiro di Dio genera la pace interiore, rinnova la speranza, fa comprendere che la fede non è estranea alla storia della vita e a quella del mondo. Il mistero della vita di Gesù – penso alla sua nascita, alla sua missione e alla sua morte redentrice - si comprende solamente stando accanto alla fede di Maria che divenne lo spazio aperto perché Dio si manifestasse visibilmente nel nostro mondo, da sempre articolato attorno ad una trama incerta e confusa di sé. Maria divenne allora il segno della fecondità della fede, dal momento che Ella stessa dovette fidarsi della Parola di Dio, comprendendola poi gradualmente negli avvenimenti difficili di cui divenne parte: pensiamo alla sua maternità non ordinaria, alla vita con Giuseppe e con il bambino nato da lei, agli anni lunghi e silenziosi di un’esistenza nascosta e semplice in un insignificante villaggio della Galilea,
Nazaret, alla vedovanza, all’esodo del figlio per una missione tra odi, incomprensioni e ammirazione suscitati da una predicazione accompagnata da segni prodigiosi; infine, pensiamo alla fine drammatica di Gesù con l’atroce morte in croce di cui Maria fu testimone raccogliendo l’ultimo gemito del Figlio. Maria maestra della fede ci comunica così il senso del nostro vivere, mentre il nostro tempo passa segnato da peccati, violenze, da tante tristezze e contraddizioni.
Il Vangelo di oggi è un po’ il paradigma di tali contraddizioni: il padrone di un campo pianta una vigna, la cura, spende tempo e denaro; ma deve partire e l’affida a dei contadini che gli dovranno dare poi parte del raccolto, del vino. Ma i vignaioli non intendono mantenere la promessa; tentano di appropriarsi della vigna e arrivano perfino a uccidere il figlio del padrone, costringendolo a ritornare e a far valere duramente i suoi diritti (cfr. Mt 21, 33-43).
In questa storia manca qualcosa. È infatti una storia di vicende umane, che conta su calcoli di sopraffazione e di ingordigia; ma la storia a cui Gesù intende fare riferimento nella parabola è altra; egli si riferisce al Regno di Dio, che ha diversa prospettiva, altri attori e una vicenda che non può fare a meno del ruolo di Maria. È attorno a lei, infatti, che si aduneranno gli apostoli, formando il popolo nuovo a cui verrà affidata la vigna e dato lo Spirito Santo. Il Regno di Dio ha bisogno di Maria, non può fare a meno di Lei. Con Lei la visione di ogni storia cambia. Come cambiò quella di Cana di Galilea, dove, con il suo intervento risoluto, Maria salvò gli sposi dal grave disagio in cui si sarebbero venuti a trovare nel giorno più bello, rovinato da un’imperdonabile carenza di vino: "Qualsiasi cosa vi dica, fatela" (Gv 2, 5), dirà Maria agli inservienti; e la storia di quella giovane coppia cambiò. La mano tesa di Maria che spinge il Figlio ad agire mutando l’acqua in vino, da allora in poi non si è mai più ritirata; anzi preme continuamente sul cuore di Dio a venire incontro alle nostre necessità. Nel Rosario Maria si unisce alla nostra cadenzata preghiera, sostenendoci nelle afflizioni e nei mali che ci rattristano: quante guerre e violenze fratricide che rendono infelici anche gli stessi sopravvissuti, quante distruzioni; pensiamo alla fame e alle povertà che abbrutiscono e umiliano, guardiamo alle famiglie divise e lacerate per sempre; e che dire della droga che uccide, del consumismo che annebbia la vista, delle tante malattie che ci fanno soffrire? La radice di tutte queste tristezze è nella finitezza umana, ancor più dolorosamente percepite lì dove manca il senso dell’eternità. Maria educa all’eternità, ci incoraggia ad alzare lo sguardo e il cuore verso Dio e ci insegna a pregare. Ma alla scuola di Maria si apprende anche la carità. La carità dilata il cuore, lo rende sensibile; Gesù stesso non poté esimersi di fronte all’impellente domanda della Madre: fate quello che egli vi dirà.
Da quell’istante non solo ai servitori, ma allo stesso Figlio non restò che ubbidire. Mai più nel Vangelo, Maria apparirà così decisa nello spingere Gesù ad agire. In verità, non ce ne sarebbe stato più bisogno perché il cuore dilatato di Cristo non si sarebbe più chiuso. Il mistero della carità dunque continua. Qui a Pompei questo mistero è ben vivo e presente. Io stesso ieri, visitando alcune Opere sociali, sono rimasto edificato, favorevolmente sorpreso di vedere come, attorno a questo Santuario, albero sotto cui tanti vengono a trovare rifugio, ci siano così splendidi fiori. Così dobbiamo riconoscere che, accanto al miracolo del vino, c’è anche quello del pane, lo stesso che permise presso il lago di Tiberiade di saziare migliaia di persone con cinque pani e pochi pesci (cfr. Gv 6, 1-3).
Le opere di carità attorno a questo Santuario, parlano di una moltiplicazione senza fine: di una lunga mensa per i poveri, di asili per madri e bambini in difficoltà, di centri per il recupero dalle dipendenze più distruttive e di accoglienza di migranti che giungono attraversando pericolosamente il Mediterraneo. La carità qui è poliedrica secondo l’intuizione del beato Bartolo Longo, di cui celebriamo domani la ricorrenza liturgica e quest’anno il 40° anniversario della Beatificazione. Sacramentalmente parlando, il supremo atto di carità di Cristo verso di noi sta nell’Eucaristia - pane e vino, il suo Corpo e il suo Sangue. Sarà un dono definitivo che si colloca al centro del Regno di Dio.
Fu allora, che nel raccogliere le parole del Signore - "Fate questo in memoria di me!" - la Chiesa nascente sentì in esse anche l’eco delle parole di Maria che diceva agli inservienti di Cana: "Qualsiasi cosa vi dica, fatela!". Due espressioni che si uniscono in una sola. La Chiesa accolse pienamente quell’esortazione e, mentre ancora oggi riattualizza il Miracolo della presenza sacramentale di Gesù, riattualizza anche il miracolo della carità per i più poveri, perché i due "miracoli", l’Eucarestia e la Carità, sono inscindibili.
Fede e carità, qui, in Pompei, dunque, si uniscono, si intersecano e camminano insieme. In questa casa, a questa scuola di Maria la fede produce la carità e la carità dilata la fede: questi sono i doni che riceviamo. Con la Supplica chiederemo oggi a Maria di continuare ad essere nostra Maestra e Madre, di tenerci nella sua casa accanto a Gesù, di riannodare le fila interrotte della nostra vita, di riannodarci a Dio; le chiederemo che non venga meno nella Chiesa il dono dell’Eucaristia e il mistero della carità, ed imploreremo la misericordia e la pietà divina per le nazioni e il mondo intero afflitto da tanti mali. Amen.
✠ Card. Fernando Filono
Gran Maestro dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme
«Visitando alcune Opere sociali, sono rimasto edificato, favorevolmente sorpreso di vedere come, attorno a questo Santuario, albero sotto cui tanti vengono a trovare rifugio, ci siano così splendidi fiori.
Così dobbiamo riconoscere che, accanto al miracolo del vino, c’è anche quello del pane, lo stesso che permise presso il lago di Tiberiade di saziare migliaia di persone con cinque pani e pochi pesci».
✠ Card. Fernando Filono
"Maggio 2021" L'Ora del Mondo
Presiede Sua Eminenza xxx
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Sua
"Ottobre 2021" L'Ora del Mondo
Presiede Sua Eminenza Domenico Battaglia - Arcivescovo Metropolita di Napoli
✠ Tommaso Caputo
Arcivescovo-Prelato e Delegato Pontificio
*L’impegno rinnovato di pregare il Rosario
"Maggio 2022" L'Ora del Mondo
Presiede Sua Eminenza il ✠ Cardinale Mario Grech
Segretario generale del Sinodo dei Vescovi
✠ Tommaso Caputo
Arcivescovo Prelato e Delegato Pontificio
"Ottobre 2022" L'Ora del Mondo
Presiede Sua Eminenza Lazzaro You
✠ Tommaso Caputo
Arcivescovo-Prelato e Delegato Pontificio
"Maggio 2023" L'Ora del Mondo
Presiede il Cardinale Matteo Maria Zuppi
"Ottobre 2023" L'Ora del Mondo
✠ Tommaso Caputo Arcivescovo Prelato di Pompei Delegato Pontificio per il Santuario
"Ottobre 2024" L'Ora del Mondo
Cronaca Supplica 6 ottobre 2024